Manifesto per un Cern europeo dell'Intelligenza Artificiale

Un’ampia letteratura scientifica evidenzia come gli avanzamenti nella ricerca di base ed applicata rappresentino fattori chiave per raggiungere una crescita economica sostenibile e aumentare il benessere generale favorendo il progresso tecnologico e la diffusione delle innovazioni.

La ricerca di base porta allo sviluppo di nuove tecnologie e imprese. La crescita trainata dallo sviluppo tecnologico è associata a significativi guadagni di produttività. Una maggiore produttività significa una maggiore efficienza nell’utilizzo di tutti i fattori produttivi: capitale, lavoro ma anche input energetici.

La ricerca sull’Intelligenza Artificiale (IA) anche nelle sue connessioni con gli studi sul cervello è tra gli ambiti più promettenti per la produzione di conoscenze scientifiche e tecnologiche. Conoscenze capaci di sostenere la generazione di innovazioni radicali e la definizione di nuovi paradigmi tecnologici. Innovazioni e nuovi paradigmi necessari per affrontare i grandi temi della sostenibilità ambientale, dello sviluppo della salute, della equità sociale, dell’affrancamento dalla povertà materiale ed educativa di grandi parti del mondo, della ricerca della pace.

Alle grandi opportunità si accompagnano anche i rischi per un uso orientato alla formazione e rafforzamento di centri di potere avulsi da ogni controllo democratico; il rafforzamento dell’antagonismo tra i grandi blocchi geopolitici alla ricerca della supremazia economico e militare; l’ amplificazione delle diseguaglianze e discriminazioni sociali; la messa in discussione della dignità delle persone.

E’ sicuramente rappresentativo dell’enorme potenziale accreditato all’IA che le attività di R&S connesse siano oggi il maggiore investimento dei grandi capitali finanziari privati a livello mondiale, spinti dalla convinzione di grandissimi ritorni economici possibili.

L’Unione Europa coerentemente con i suoi principi guida di democrazia e giustizia sociale ha approvato l’AI Act, a garanzia della sicurezza e rispetto dei diritti fondamentali dei suoi cittadini. L’AI Act è già diventato il riferimento a livello globale nella definizione degli standard etici e delle normative per l’uso dell’IA.

Poiché le grandi opportunità dell’IA non sono assicurate dalla sola ricerca orientata dagli interessi privati ed i rischi non possono essere contenuti solamente dalla legislazione (se si sceglie solo di proibire e controllare, si soffoca la ricerca e non si ottiene neppure l'effetto che ci si propone), siamo convinti che siano necessarie politiche attive in grado di favorire lo sviluppo di tecniche e strumenti concreti ideati e realizzati per massimizzare il bene pubblico.

Per la piena attuazione delle opportunità delle tecnologie dell’IA e l’effettivo contenimento dei rischi serve un investimento pubblico nelle attività di ricerca e sviluppo comparabile a quello degli Stati Uniti e della Cina; investimento che nessun paese può mettere in campo con esclusive risorse proprie.

La dimensione degli investimenti necessari deve essere quindi affrontata a livello europeo, e poiché gli investimenti in R&S hanno rendimenti e riflesso sul PIL crescenti con l’aumentare della risorse messe in campo, ciò si traduce in un beneficio per tutti gli stati membri altrimenti non raggiungibile.

Proponiamo alla Unione Europea la costruzione di una infrastruttura di ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie digitali, e specificatamente su Intelligenza Artificiale, di massima eccellenza a livello mondiale, in grado di generare conoscenza di frontiera ed innovazione in aree decisive per affrontare le grandi sfide del futuro, simile al CERN per la fisica delle particelle.

Un centro pubblico di eccellenza mondiale permette all’Europa di giocare un ruolo primario su questi temi cruciali, assicurando che l’IA sia sviluppate e implementata in modo responsabile e a beneficio di tutta la società, facendo di questo la sua caratteristica originale e competitiva, con i valori di bene pubblico, responsabilità sociale e accessibilità, integrità etica della ricerca (quale definita nel codice ALLEA), assunti fin dalle basi scientifiche della progettazione.

La sua presenza assicura il massimo beneficio in termine di effetti su innovazione e quindi sulla produttività, genera quantità significative di procurement innovativo, sostiene l’accumulo di conoscenze scientifiche e tecnologiche.

Un iniziativa a livello europeo, superando i limiti della frammentazione nelle attività di ricerca, ha un impatto profondo su numerosi aspetti della nostra società, rafforza la posizione dell’Europa come leader globale nella ricerca scientifica e tecnologica, si pone come catalizzatore di innovazione per le aziende e le start-up nel campo dell’IA, abilita l’allineamento delle capacità tecnologiche agli obiettivi europei intermini di superamento della propria dipendenza tecnologica (Sovranità Tecnologica),

Riteniamo che questo centro di ricerca debba essere anche una istituzione formativa di primo piano, attirando studenti e ricercatori da tutto il mondo, fornendo formazione all’avanguardia e preparando la prossima generazione di scienziati, ingegneri e policy maker necessari a gestire le sfide e le opportunità poste dall’IA e dalle scienze del cervello.

Proponiamo inoltre che il centro europeo per l’IA, similmente al CERN, sia fortemente orientato alla collaborazione internazionale. Non pensiamo che la posta in palio debba essere la supremazia di un sistema paese o di un blocco geopolitico sugli altri e riteniamo che il confronto competitivo debba essere orientato al bene di tutti.

La creazione di un CERN dell’intelligenza artificiale rappresenta un passo audace e visionario.

Unendo le forze a livello globale, possiamo non solo avanzare nella ricerca, ma anche costruire ponti tra Paesi e culture, promuovere la pace e la comprensione reciproca e plasmare un futuro in cui la tecnologia e l’innovazione sono al servizio dell’umanità.

Torino, maggio 2024


Hanno contribuito alla redazione del testo: Antonio Rossini, Bruna Cibrario, Bruno Boni Castagnetti, Dunia Astrologo, Franco Marra, Gianni Garbarini, Giovanni Ferrero, Giorgio Ardito, Ivan Ricca, Pietro Bizzotto, Pietro Jarre, Pietro Terna, Sergio Scamuzzi

Commenti

  1. Quando nella parte introduttiva si parla di aumentare il benessere generale, ed ancora di aumento della produttività mi sembra opportuno specificare che devono essere orientate allo Sviluppo del benessere equo e sostenibile e che non si intende far crescere la produttività per aumentare la concentrazione dei capitali ma affinché i benefici possano essere il più possibile a vantaggio di tutta la comunità

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